Come si raggiunge la felicità? Dove è?

La ricerca della felicità è l’El Dorado della società moderna, soprattutto da quando la sopravvivenza, nel senso più stretto del termine, è una condizione quasi scontata. Felicità che viene spesso incarnata dai media o dalle riviste patinate nelle vacanze da sogno, nella macchina superpotente, nei vestiti firmati o nell’ultimo cellulare supertecnologico.

Ma è veramente così che possiamo raggiungere la felicità? Vari autori nel corso del tempo hanno cercato di rispondere a questo quesito.
Innanzitutto un punto sul quale sono d’accordo quasi tutti gli studiosi è che spesso ci facciamo orientare nei processi decisionali da meccanismi cognitivi fallaci, che ci fanno credere erroneamente che alcune scelte ci renderanno più felici.

Per esempio, tendiamo a sopravvalutare gli effetti positivi dei cambiamenti importanti della nostra vita, cioè abbiamo la tendenza a credere la che felicità si trovi nel cambiamento (più che dentro di noi). Possiamo pensare che trasferirsi dalla trafficatissima e frenetica Milano, a un ridente e flemmatico paese sul mare, possa comportare cambiamenti determinanti per la nostra vita. Secondo Daniel Kahneman, scienziato cognitivo e premio Nobel per l’economia, la previsione è spesso ingannevole ed è viziata proprio da quegli errori cognitivi tipici dell’uomo. Allora cos’è che ci rende felici, il lavoro, i soldi o cos’altro?

A questa domanda ha provato a rispondere Kahneman partendo dall’idea che la felicità sembradifficile da controllare perché è un sentimento che avviene spontaneamente e in modo inaspettato. Per questo la sfida è analizzarla proprio quando compare: ha ideato il “metodo della ricostruzione giornaliera”, dove è stato chiesto agli individui di descrivere l’evento della giornata, con chi lo stavano vivendo e il loro stato d’animo.

I risultati sono stupefacenti. Quasi tutte le attività piacevoli avvengono FUORI dal luogo lavorativo, così come lo shopping è nella parte più bassa della classifica di gradimento.
A quanto pare le persone hanno scarsa soddisfazione a vivere situazioni dove sono consumatori (lo shopping) o produttori (il lavoro).

Quindi si può dire che anche i soldi non ci rendano più felici? Il 70% degli studenti americani,secondo uno studio di Sax, crede che fare un “sacco di soldi” dia loro la felicità. A quanto pare nonè così vero, altrimenti non si spiegherebbe il “Paradosso reddito-felicità” studiato da Richard Easterlin: nonostante il reddito ha continuato a crescere negli ultimi decenni gli abitanti non sono diventati più felici.

E allora cosa ci soddisfa?

Stare con la propria famiglia, avere relazioni intime o condividere un pasto con un caro amico: insomma siamo felici quando abbiamo relazioni soddisfacenti! Non a caso, secondo alcuni studi, le donne divorziate hanno mediamente un livello di soddisfazione più basso delle donne sposate. 

Insomma, diffidate da chi vi dice che la felicità si trova in un bene di consumo o si possa scoprire in un cambiamento improvviso della propria vita, perché, ahimè, società e schemi cognitivi ingannevoli ci portano a prendere decisioni che al momento non ci faranno più felici.

La felicità NON si trova fuori di noi, ma dentro di noi, cioè nella capacità di costruire relazioni di qualità.

Gli studi dicono questo. Investite sulle vostre relazioni. Una parte della felicità si trova proprio nella qualità delle nostre relazioni: lottate per le vostre amicizie, i vostri cari e per viverli al meglio, perché quello è l’unico tesoro che avete, e non si trova nel nascondiglio segreto dell’isola deserta, ma proprio nella stanza accanto alla vostra!

Non a caso la psicoterapia si fonda e lavora profondamente sull’arricchire le relazioni. Infatti, come dice Krakauer, scrittore americano:

"Felicità è vera soltanto se condivisa" ("Nelle terre estreme" di Jon Krakauer)!